ISTRIA, I SENTIERI DELLA MEMORIA

“C’era nella nostra grande cucina un odore buono di legna bruciata, piccoli pezzi di rovere che mio padre aveva tagliato in tempo, e ch’io portavo dal cortile su per le scale, in un secchio di zinco, e subito stivavo accanto allo sparherd, perché si seccassero bene e bruciassero con vigore, per riscaldare il forno. Mia madre allora mi lasciava mettere sulla piastra rovente una mela, ed io la sorvegliavo mentre si gonfiava nella sua buccia di zucchero caramellato. Quando era cotta, la mettevo in un piatto e l’aprivo con il cucchiaio, mangiavo un po’ di buccia e un po’ di polpa bianca; alla fine, con un coltellino, strappavo dal piatto la pellicola di zucchero ch’era rimasta intorno alla mela. Mi veniva voglia di farmi anche un poco di croccante, ma mia madre non voleva ch’io complicassi le cose, perché già in cucina c’era molto da fare, in quei giorni”.

“Ricordo le fritole, il grande recipiente smaltato pieno di una pasta molle gialliccia, in cui erano immersi i pinoli bianchi e l’uva passa: mia madre lavorava questo pastone con le sue mani morbide e ci sorrideva. Sul fuoco c’era l’olio bollente, metà di semi e metà di oliva, di quello buono che le donne portavano da Dignano, da Valle e da Peroi. E quando l’olio friggeva, allora la madre metteva dentro una fetta di pane, perché togliesse l’odore un po’ forte dell’oliva. Io attendevo quella fetta di pane, ogni anno, e sapevo che lei me l’avrebbe messa nel piatto, ricoperta dallo zucchero. Le fritole no, quelle non si potevano mangiare che nel giorno di Natale: ora si potevano soltanto guardare […]. E bere anche un bicchierino di vino bianco, dolce, che mia madre aveva preparato prima delle feste, e diceva sempre che quello era vino vero, migliore di ogni altro, che persino i ragazzi potevano bere dopo le fritole [….]”

“Noi non facevamo l’albero di Natale, ci sembrava una cosa di lusso, infatti lo vedevamo brillare solo oltre le finestre dei ricchi, nei palazzi del centro cittadino. Noi invece costruivamo il presepio, con figurine di legno e di cartone che sapevamo fare con le nostre mani. Ma il nostro presepe aveva il profumo del bosco, verde di muschio tenero che andavamo a raccogliere sui tronchi delle querce di Siana, nei sentieri silenziosi. Nella memoria risento quel profumo di foglie bagnate, di terra umida, rossa e nera, e vedo gli scoiattoli che attraversavano di corsa i brevi sentieri con quella loro andatura sinuosa, la coda lunga che strisciava tra i sassi bianchi…”

Guido Miglia, “Attendendo Natale”, in “Istria. I sentieri della memoria”, Unione degli Istriani, Trieste, 1990. Con una luminosa prefazione di Silvio Delbello.

Il tema dell’Esodo, del Ricordo e della Giornata a questo dedicata in Italia, ogni 10 Febbraio…..

 

sul tema dell’ESODO e della giornata del RICORDO , 10 Febbraio ecco vari contributi qui allegati
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Pubblicato da guido73

Sono Insegnante (Fisica/matematica) in pensione. Vivo a Padova. Sono divorziato e vivo solo.